CLEMEN PARROCCHETTI Miti Stelle e altro
dal 07 marzo 1985 al 07 aprile 1985
Libreria Bocca - Galleria Vittorio Emanuele II 12, 20121 Milano
Clemen Parrocchetti percorre, esponendo dal 1955, un proprio solco pittorico di lirica tradizione "sottolineata al femminile". Ha evitato sempre il femminismo ben diversamente da tanti manifesti di ottusa rivoluzione, grazie alla sua estrosa sensibilità e alla colta ironia. "Non è giusto insistere e tenere mezzo cielo stellato e l'altra metà in piena notte, con ben poche stelle! Pensando a questo secondo mezzo cielo, così derelitto, ingannato e sfruttato ho iniziato questa serie di lavori…": così si dichiarò quando la sua storia artistica incontrò gli oggetti di cultura femminile (1975) che costruiva con materiali poveri e soffici, con stoffe talora colorate vivacemente, unite a nastri, fili spesso lasciati volutamente sollevati per esprimere il fermento, la ribellione…anche Anty Pansera ne apprezzava la tecnica da sarta-fabbro…a testimoniare una volontà ottimistica di incidere sul reale. "Nella inquieta ricerca di determinazioni più concrete,…con la falsa ingenuità di chi la sa lunga,…con tutto il bagaglio femminile che si porta dietro, approda nelle sfere rarefatte del surreale" così per Pier Angelo Soldini nel 1973. Analoga conferma viene da Francesco Russoli che nel 1973 afferma: "la sua vitalistica, favolistica, esplosione di felicità pare il segno di un non sense che sta dando fiori e frutti gustosi…volteggiano, nell'aria limpida del paese della sincerità, i fogli multicolori di un taccuino di viaggio alle sorgenti della coscienza". Se per Dino Buzzati la sua pittura "è nevrotica ed insieme ottimista, perché nell'arte di questa pazzerella a lieto fine c'è una mescolanza di disegni dei bambini, dei matti, l'arte pop, il sadismo, il sesso, inteso come giocattolo, le sagre carnevalesche valligiane, con tornei di grotteschi e diabolici mascheroni" Marcello Venturoli ci vede un metodo, una miniera di sensazioni rese araldiche, di fiabe spaziali candide e sbarazzine, di domande-risposte sulla felicità dell'esistenza del cosmo (ma un cosmo caleidoscopio di un cannocchiale capovolto) che potrebbe appagare qualunque collezionista. Infatti per Mario De Micheli, il quadro è diventato un tessuto cromatico eccitato, dove la Parrocchetti rovescia desideri ed istinti e critica la fitta mitologia della società dei consumi, caricandosi di umori diversi: ironici, satirici, grotteschi, fiabeschi, lirici. Ieri ed oggi l'inventiva, fresca e franca comunicatività delle sue immagini, dall'arazzo al pittorico, hanno sempre coinvolto l'attenzione critica di Rossana Bossaglia:"…seguo da molti anni la sua attività e ogni volta e sempre di più, sono sorpresa e gratificata dalla freschezza e gioiosità del suo stile, o meglio ancora, dalle soluzioni compositive che ella escogita, come se ogni volta scoprisse l'arte in quanto ludus, il gioco per eccellenza, il luogo della libertà di espressione. Un gioco non ingenuo e tuttavia libero da capziosità intellettuali, pieno di respiro e di comunicativa; dove l'esperienza di vita, anche quella del dolore, si tramuta in disarmata speranza e ci si consegna in un sorriso".
Nata a Milano nel 1923, dove vive e lavora, Clemen Parrocchetti si diploma all'Accademia di Belle Arti di Brera nel 1955. La sua prima personale è del 1957 presso la Galleria Spotorno di Milano. Negli anni Sessanta espone in diverse importanti gallerie milanesi.
Negli anni Settanta, come reazione a un'educazione severa e tradizionalista, partecipa attivamente al movimento di liberazione della donne. Significativa la mostra alla Galleria Shubert nel 1973. Nel 1977 vince il Premio Pirandello di Agrigento, nel 1978 partecipa alla XXXVIII Biennale di Venezia e nel 1979 ha una personale a Palazzo dei Diamanti di Ferrara. In quegli anni i suoi lavori d'avanguardia vengono esposti in mostre personali ad Amburgo, a Vienna, a Bilbao e a Ottawa. Nel 1988 partecipa alla mostra collettiva Femmes Artistes al Grand Palais di Parigi.
Torna alla ribalta in una mostra presso la Galleria Blanchaert nel 1998. L'ultima importante esposizione al Museo di Storia Naturale di Milano nel 2003 e la partecipazione alla mostra Sul Filo della Lana a Biella nel 2005.
Hanno scritto di lei: Rossana Bossaglia, Giorgio Kaisserlian, Dino Buzzati, Mario De Micheli, Raffaele De Grada, Anty Pansera, Philippe Daverio.