DANIELA GIOVANNETTI
dal 18 gennaio 2001 al 31 gennaio 2001
Libreria Bocca - Galleria Vittorio Emanuele II 12, 20121 Milano
La matrice, diciamo così, psicologica di questa limpida e insieme inquietante sequenza di pitture, è la “natura morta”; intesa come definizione di un genere artistico sorto nel “Seicento” che presto comprese non soltanto forme animali e vegetali ormai senza vita, bensì anche vari oggetti presenti nel quotidiano. Un’ispirazione iconografica, ma insieme emotiva, una sorta di remota suggestione fantastica, che ha condotto l’artista non ad applicarsi ad un genere pittorico evoluto nel tempo e ancor oggi praticato da molti maestri secondo formule moderne, bensì ad ispirarsi direttamente ai modelli del passato, in una rievocazione che non riguarda tanto gli oggetti rappresentati quanto il modo con cui erano visti e descritti, dunque sentiti. Su questa strada, Daniela Giovannetti è giunta anche a raffigurare ceramiche e altro vasellame d’arredamento, o addirittura ad utilizzare marmi, quindi sostanze scultoree, passando dalla felice suggestione tridimensionale propria della pittura a oggetti tridimensionali di per sé. E a dire il vero, quando le sue opere sono riprese in fotografia, facciamo fatica a capire se si tratta di dipinti o di modellazioni nello spazio, tanta è la perizia esecutiva.
Daniela Giovannetti è nata a Lucca nel 1953. Diplomatasi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, ha insegnato presso il Liceo Artistico di Lucca fino al 1994. Professionista dotata di una maestria tecnica assoluta, con rara sensibilità spazia nei diversi campi artistici, dalla grafica al restauro, dal trompe l’oeil alla pittura ad olio su svariati supporti come la tavola, il rame, la lavagna ed il marmo. Il fascino discreto della sua arte risiede nella convivenza di livelli ispirativi differenti – dal riflesso delle più intime esperienze ai più elevati temi dell’esistenza umana – che coesistono nella purezza di un’immagine plasmata dalla luce e nella luce. La cura assoluta che la pittrice dedica nel dar vita ai suoi quadri, attraverso la paziente stesura del colore ad olio mediante velature, non è solo il frutto aulico di un’arte sapiente che guarda alla lezione dei grandi maestri, ma è anche, e soprattutto, l’espressione di una profonda necessità interiore di rappresentare le “cose” per quello che sono, afferrandone, in tal modo, la natura e l’essenza più segreta. Della sua pittura si sono occupati, tra gli altri, Maria Grazia Bajoni, Rossana Bossaglia, Antonella Capitanio, Claudio Caserta, Chiara Cinelli, Gian Maria Erbesato, Gianni Faustini, Paolo Levi, Marco Palamidessi.