ERCOLE PIGNATELLI
dal 10 luglio 1997 al
Libreria Bocca - Galleria Vittorio Emanuele II 12, 20121 Milano
Nell’osservare le opere di Pignatelli, non riusciamo a stabilire, in quei dipinti, cosa abbia una prevalenza, il colore è senza dubbio ciò che balza immediatamente alla percezione visiva, colpisce con fragore la mente stimolata dalle incisive variazioni cromatiche, non siamo troppo distanti da certi dipinti di ispirazione havajana, da non confonderli comunque con una pittura primitiva, ma indubbiamente sono colori di una tale vivacità che riscontriamo nei paesaggi delle isole tropicali, dove tutto è esagerato, il colore della frutta e dei fiori, del mare, dal cielo folgorato da una luminosità solare che stordisce, tutti elementi che si colgono dalla realtà, ma probabilmente anche da un artista come Pignatelli, che scorge al di la dei colori di base, scruta oltre l’arcobaleno. Quindi Ercole Pignatelli supera artisticamente il nostro mondo, le chiusure, le proibizioni e, in fondo, quella che noi abbiamo eletto a base di ogni comprensione, la logica. Nei dipinti di questo straordinario artista, risuonano i colori, la luminosità, l’incanto della sua regione d’origine, la dolce Puglia che vide e godette del genio di Federico II di Svevia, fin dalla nascita ne ha odorato i profumi intensi, della zagara, del gelsomino, ha colto visioni, allora incomprensibili, adesso riversati senza esitazione, forse ampliati nel ricordo, sulle sue grandi tele. Tutto in Pignatelli assume dimensioni e colori che, ignorando la realtà, ne colgono le forme dilatandole, nudi femminili che, nelle proporzioni e nella cromia, fuggono dalla rappresentazione scolastica, quei nudi, pur nelle forme, a dir poco opulente, assumono atteggiamenti da contorsioniste, ignorando la postura, molte volte contro la logica gravitazionale, donne amaranto, azzurre, o scorte in trasparenza attraverso un bicchiere, lunari, rosso sangue. Spesso, gli oggetti, le case o le piante che contornano il soggetto principale, sono sproporzionatamente minute, quasi un paesaggio lilipuzziano, subito smentito da nudi di donne prosperose che “vivono” tra fiori o piante in proporzione al soggetto rappresentato. Potrei proseguire in questa elencazione di forme e colori che ignorano la natura, si immergono in sogni irreali, forse desiderati, probabilmente intravisti, ma mai asserviti a giudizi di critica colta, in positivo e in negativo, proprio il giusto atteggiamento di un artista consapevole del suo valore, ma disposto a condividere con tutti il suo pensiero, non solo artistico.