ERNESTO ACHILLI
dal 11 novembre 2008 al 30 novembre 2008
Libreria Bocca - Galleria Vittorio Emanuele II 12, 20121 Milano
La mostra presenta le opere più recenti dell’artista abbiatense alcune delle quali inedite tutte riprodotte nel catalogo, pensate ed eseguite per questa occasione e per questi spazi.
“L’uomo e la natura, la leggerezza della pittura e la materia degli oggetti di uso quotidiano, lo sguardo di ieri e quello di oggi, sembrano dicotomie ma in realtà sono i punti di incontro nelle opere di Ernesto Achilli. C’è infatti un desiderio preponderante nella sua ricerca pittorica che lo spinge a sondare e interrogare con animo umile il mondo che lo circonda, ossia la natura armonizzata delle coltivazioni delle colline lombarde, con le cascine e l’intero microcosmo che lo alimenta.La sua è una ricerca meticolosa che si accosta alle cose con osservanza e rispetto, nella possibilità di fornirgli quelle risposte che siano in grado di appagare l’animo e il cuore, di percepirne le sfumature, senza che l’intervento umano ne alteri gli equilibri. Così la sua veduta si focalizza su tralci di viti (Ninfa Vitale), dove ne analizza l’anatomia della loro conformazione e soprattutto quella ninfa di nascita, crescita e morte che nasconde il mistero della vita stessa.
Lo sguardo osservatore di Achilli scandaglia ogni angolo, si insinua nel flusso della luce e dei colori (il rosso soprattutto con tutta la sua gamma) e su tutto cala un armonioso silenzio. Ogni oggetto anche umile viene avvolto da un’aura serena e pura, come le funi attorcigliate in una cassa di legno (La Fune) o il pentolame appeso al muro (Meritato riposo); ne emerge una pace liberata e lontana dai frenetici ritmi della vita volta alla produzione e alla velocità. Si avverte un’anima nuova nelle cose, la loro surreale maestosità, addolcita da un senso di malinconica e struggente bellezza.
Dunque oggetti e strumenti inutilizzati della cascina che hanno perso col tempo quel valore funzionale e potenziale per divenire spesso soprammobili di case. Ma anche quando diventano inservibili generano domande e curiosità sul loro significato.
Achilli è rimasto sempre fedele alla sua pittura intima, restando lontano dalle mode artistiche del tempo, così nella sua iconografia ogni pianta, oggetto, ambientazione e interno sono esplicitati con una pacatezza e serenità, come nell’opera di Roselline di macchia, fiori di campo che quasi nessuno più osserva, qui acquisiscono una maestosa luminosità, i colori diventano vitali e la loro freschezza ne esaltano la meravigliose bellezza della natura.
L’incanto della natura di Achilli continua ancora stupirci e a riconciliarci ad essa, con la consapevolezza che sebbene le cose mutano nel tempo nessuno può cancellare la poetica del ricordo e del vissuto.”
Angelo Lo Massaro
Ernesto Achilli, nato nel 1938 a Santa Maria La Versa, nelle colline dell’Oltrepò Pavese, inizia a dipingere con una certa assiduità negli anni Sessanta a contatto con Pinot Gallizio e l’allora Cenacolo di Alba. Dopo il diploma al Liceo Artistico di Milano, frequenta i corsi di pittura presso la Scuola degli Artefici dell’Accademia di Brera e di calcografia presso la Scuola Civica D’Arte di Pavia.
Terminati gli studi artistici sviluppa una pittura ricca di materia orientandosi ad una figurazione con estrema semplicità, anche in senso culturale, per soddisfare il profondo desiderio di natura.
Con gli anni la sua pittura si movimenta più decisamente accogliendo in modo personale le sollecitazioni artistiche, smembra il paesaggio e le figure per giungere alla totale rottura dell’immagine, annulla la staticità fotografica, approdando ad una iconografia informale.
In questo periodo viene recuperata la discorsività coloristica orientandosi definitivamente verso una nuova figurazione. Avvia un lavoro rivolto al tema della memoria, la ricerca si fa narrativa dando corpo alla realtà quotidiana. Le sue tele sono caratterizzate dal ritorno al realismo, agli equilibri compositivi, alla strutturazione delle immagini. I soggetti da lui rappresentati richiamano i paesaggi agresti della pianura padana e rappresentazioni ingrandite di silenziosi utensili di vita quotidiana e domestica, che assumono un’aria monumentale e poetica. Oltre che pittore è anche un abile incisore. Collabora con diverse gallerie italiane.