FRANCESCO DIOTALLEVI In Bocca al lupo
dal 19 gennaio 2011 al 06 febbraio 2011
Libreria Bocca - Galleria Vittorio Emanuele II 12, 20121 Milano
Un augurio tra i più strani, quello dell’in bocca al lupo, al quale si risponde spesso con formula parziale e pericolosa: crepi. Se ci si dà del lei, evento più raro del lupo stesso in via di estinzione, si ricambia con esortazione a morte certa l’educato benintenzionato che ci rivolge un augurio di buona fortuna. Meglio non essere avari di parole, e rispondere la formuletta scaramantica al completo: crepi il lupo.
L’augurio comunque, è piaciuto al pittore Diotallevi, che con la materia vera della sua arte, che è l’ironia, ci invita a non sottrarci alle sfide, alle situazioni rischiose, alla messa in gioco di se stessi attraverso il proprio fare. Perché un quadro si chiama “opera”? Perché opera, appunto. Fa. Agisce. E che cos’è l’operare del quadro?
Se lo chiese Martin Heiddegger ne L’origine dell’opera d’arte. In bocca al lupo a chi volesse affrontare la risposta. Noi, con obiettivi e prede non universali, proviamo ad occuparci del particolare di Diotallevi, che espone in questa sua personale momenti, tappe di un quinquennio di insistenza, di avvertimento, di sottile scardinamento di un clima culturale, esistenziale, in cui la violenza è diventata normale. La relazione è una primitiva lotta darwiniana in cui soccombe il più debole, quello che non ha le competenze nemmeno per difendersi.
Ma la legge, che tutela i più deboli, è profondamente antidarwiniana, così come lo è la pittura di Diotallevi, che dipinge il paziente affetto da giradito minacciato di amputazione con sega dentata da boscaiolo dell’Arkansas, e una testa trattata come un bocconcino senza lische facile da mangiar(ci), ci permette di identificarci e riconoscerci e di riderci, almeno, su. Chi ride di sé non è indifferente, e non è cinico, al contrario di chi ride degli altri, inseguiti e impauriti dal lupo su due zampe. E pensare che dietro l’angolo, c’è un lupo anche per lui, impreparato e ancor più facile da sbranare. Come non stare dalla parte del lupo?Grazie Francesco, a nome di tutti gli esemplari selvaggi in questo medio(cre)evo, per dirla con lo scrittore Beppe Ciarallo.
Cristina Muccioli