GIACOMO SAMPIERI Volti, corpi e sguardi
dal 07 giugno 2007 al 24 giugno 2007
Libreria Bocca - Galleria Vittorio Emanuele II 12, 20121 Milano
Giacomo Sampieri appartiene alla categoria -ammesso che nell'arte del nuovo millennio sia ancora possibile ragionare per categorie- dei cosiddetti nuovi pittori della realtà. Il realismo, in pittura come negli altri media "figurativi", rappresenta una cifra immortale perchè attinge direttamente dal vivere quotidiano e questa è la ragione principale per cui non smette di emozionare. Ciò che accomuna artisti come Sampieri ad altri di epoche e blasoni differenti, è la poetica del racconto, quel racconto che si basa sull' hic et nunc della società che ci contamina con i suoi codici e suoi paradigmi. Era così, con le doverose proporzioni, per molti artisti a cavallo tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento come Henri de Toulouse - Lautrec, Giovanni Boldini, Giovanni Segantini e così anche per artisti del dopoguerra come Edward Hopper, Francis Bacon, Lucian Freud. In questi artisti della realtà prevale essenzialmente un filo conduttore, vale a dire un'aura narrativa che pervade lo spazio e la rende palpabile al di là della scena.
Anche nei "ritratti di vita" di Giacomo Sampieri, la narrazione corre sempre su due livelli. Il primo è puramente rappresentativo nello "scatto fotografico" di dettagli della realtà più ordinaria. L'occhio dell'artista si sofferma, con freddo voyerismo, su gesti intimi e banali: due donne mentre chiacchierano in bagno dopo la doccia, le effusioni di una coppia immersa nella vasca, i dettagli di corpi discinti in una stanza d'albergo. Gesti di ordinario esibizionismo e che sottendono relazioni caratterizzate dal narcisismo predatorio della società contemporanea.
Il secondo livello percettivo riguarda invece l'energia dell'opera derivante da un'aura sottile e silenziosa che pervade la scena. L'aura è quella di una sottile e silenziosa inquietudine che, travalicando la patina glamour, avvolge uomini e donne nell'atto di mettersi in mostra, e che annichilisce l'erotismo sotteso. I suoi frammenti di rappresentazione paiono legati l'uno all'altro da un'intreccio di solitudini, da quel baratro di incomunicabilità che rappresenta il vero leit motiv della società contemporanea e che sempre più trova sfogo nelle relazioni "on line". In questo senso, parlando di Sampieri, possiamo riferirci a quel realismo esistenziale e metafisico che ha sempre avuto maggior spazio nelle epoche caratterizzate da una cultura positivista. Ciò che colpisce, dunque, non è tanto la scelta dei contenuti e dei soggetti raffigurati, quanto la vitalità della scelta pittorica, che pare dotata di una propria realtà e di una pura essenzialità.
Quella di Sampieri è una pittura istantanea ed implica un tempo che si concentra sulla dimensione del momento attuale, privo di passato e di futuro. I suoi quadri hanno inquadrature non frontali, hanno spesso pochi colori e propongono una prospettiva priva di profondità per marcare la loro dimensione assoluta nel presente. Presente che per restare tale deve essere in continuo movimento, sfuggire, non farsi catturare. Anche l'erotismo, nelle sue opere, diventa un bene di consumo, assimilato con la stessa voracità con cui si mangia un hamburger, si beve una Coca Cola o si legge un fumetto. E, come per tutti i miti, l'immaginario collettivo lo carica di simboli per esorcizzarlo: scarpe con tacchi a spillo, reggicalze, un trucco pesante, indumenti sexy. Con ironia e freddezza, l'artista attinge a questo repertorio utilizzando una gamma cromatica a volte accesa altre volte più sfumata, ma sempre con immagini appiattite da una luce artificiale che rende le sue mute figure come sospese nell'attesa di un disperato sguardo di riconoscimento.
Mimmo Di Marzio