GRAZIELLA BERTANTE Terrecotte policrome
dal 16 marzo 2005 al 31 marzo 2005
Libreria Bocca - Galleria Vittorio Emanuele II 12, 20121 Milano
Le ragazze, le bambine, le donne che interpretano nella terracotta i ruoli della vita,assegnati loro da Graziella Bertante, sono delle dolci e ironiche creature che recitano la loro parte sulla scena quotidiana. Sono ?gure che ispirano un certo senso di normalità e offrono un modello di vita credibile anche se si tratta di una vita speciale, si può dire una vita in parallelo con l’esistenza della loro madre-autrice la quale vuole per esse il massimo,il meglio e sembra dirci che tutto deve essere perfetto! Infatti l’esecuzione della forma della scultura, così come la laboriosa ed accurata dipintura della terracotta, rispettano il più scrupoloso naturalismo; gli incarnati delle fanciulle, le vesti, gli accessori, le passamanerie,gli animaletti da compagnia (La bella e il soriano),e poi le panchine (Ai giardini), i divani, i giochi: tutto è della massima importanza perché questa esistenza sia completa e confortevole, rassicurante e felice.
L’opulenza delle forme serve a sottolineare il piacere del cibo e diverse sculture riprendono il rito pigro dei pasticcini ben ordinati sul vassoio e pronti per essere assaggiati, ma anche il piacere dello svago e del gioco, riproposto con La voce della radio, con lo Spazio onirico,dove la bambina è inginocchiata sul cavallo a dondolo; è evidente pure l’amore per il fantastico e per il mito, che fa parte della scuola e della cultura dell’artista e la coinvolge ?n nelle sue radici più profonde ed intime, basta osservare alcuni lavori recenti come Inesplorate terre, L’unicorno, Incontro speciale, Le asinelle e Prima lezione di volo ...Le forme generose delle nostre ingenue e felici creature sono il motivo ricorrente del lavoro dell’artista, ma esse non devono essere interpretate come il signi?cato ultimo e determinante dell’opera perché così facendo si andrebbe a ridurre il senso di questa ricerca a semplice trasposizione ironica della realtà oppure a compiaciuto per-dersi nei meandri del sogno. Certo si comprende bene come l’artista sappia usare gli arti?ci e le metafore per non scoprire apertamente la sua verità che invece è più con?denzialmente riservata al mezzo della parolaed è rintracciabile nella sua poesia. Ne risulta che la lettura profonda del suo lavoro artistico non passa solo attraverso la carezza epidermica dello sguardo sull’opera di scultura e non sta nel compiacimento tollerante per la carne esibita con tanta innocenza orgogliosa. Si sa che il soggetto dell’opera d’arte non è molto di più di un espediente per l’artista,di un mezzo per lanciare un messaggio più complesso e importante.
Così è anche per il lavoro di Graziella Bertante che non può essere guardato dall’esterno, semplicemente per quello che appare, ma necessita di un sondaggio più accurato e di uno sforzo di comprensione per entrare dentro e capire cosa vuole dirci veramente, qual’è il profondo signi?cato che sta prima e oltre la felice apparizione. La sua poesia,decisamente presente come attività parallela alla scultura,ci può indirizzare e aiutarci a comprendere cosa si cela dietro il sorriso e la paci?ca abbondanza: Più che nell’az-zurro/ è nelle nuvole/ che voglio stare/ Immersa ?no al collo/ in una profonda catarsi/per morire senza dolore. L’idea chela Bertantevuole portare all’evidenza dell’opera d’arte non è quindi quella che può venire da una lettura semplice e per?no super?ciale, ma al contrario come nell’opera Le maschere,ci sono tanti aspetti e messaggi cifrati dietro la facciata apparente di questa esibita “incantata realtà”. Profondi signi?cati e riferimenti alla nostra vita reale,alla storia, come nelle recenti opere Ricordando Praga, 2003, oppure Venti di guerra, 2003-2004, o L’albero ?losofale, 2002 circa, oltre alle tre sculture Le stilite, donne che dall’alto della loro colonna di espiazione e di puri?cazione, lanciano al mondo dei segnali,pregano e predicano, scongiurano, gridano il dolore di vivere, mai assopito nei secoli dei secoli, ma nello stile di oggi e mostrando la consueta noncurante leggerezza...
Laura Gavioli