Kuturi - Icone Sacre Ossidate

Kuturi - Icone Sacre Ossidate

dal 15 gennaio 2015 al 01 febbraio 2015

Libreria Bocca - Galleria Vittorio Emanuele II 12, 20121 Milano

KUTURI

“Icone Sacre Ossidate”


L'affascinante incontro tra chimica e arte si rivela ,al presente, con le “Icone” (dal greco “eikon” che significa “immagine”) di Kuturi, poeta visionario e di stile sublime che sa orientarsi al di la' della figurazione tradizionale, intervenendo concretamente sulle classiche competenze del mestiere artigianale.

Fogli sottilissimi d'oro incollati meticolosamente (con processi metodologici secolari) sulla tavola di legno tecnico MDF preparata a bolo e asciutta che, grazie all'uso di acidi e reagenti si evolvono in un'idea cromatica fatta di toni e colorazioni del tutto originali.

Fulcro dell'indagine e sperimentazione del pittore è “l’ossidazione”, un processo chimico che quasi sempre consiste nella combinazione di una sostanza con l’ossigeno.

È una delle reazioni più comuni e in alcuni casi produce una grande quantità di energia. Il più importante processo di ossidazione è la respirazione cellulare, tramite la quale gli esseri viventi si procurano l’energia necessaria alla vita.

Intuizioni logiche e racconti della memoria s’intrecciano in eleganti vie espressive che richiamano e recuperano l’esperienza delle Avanguardie italiane della seconda metà del ‘900, riferendosi in particolare all’arte povera ed all’informale materico.

Percorso alchemico disegnato da stesure di vernici ,velature di pigmento sintetico e sostanze caustiche che si accumulano e ossidano; rete di  forme dell'inconscio che emergono e plasmano il supporto ligneo elaborando cretti artificiali, il tutto disteso in una composizione policroma che spazia dall'oro bizantino al colore bruno sino al riflesso azzurro-verdognolo in trasparenza.

Le dimensioni di queste opere sono analoghe agli antichi dipinti devozionali e vengono cuciti su misura ,come da un sapiente sarto, all'interno di teche in plexiglas ,riflettendo una sorta di acquari della figurazione primitiva, dove il tempo “magma incessante” si placa e congela davanti ai nostri occhi.

Il retro invece presenta la sigla dell'artista con numerazione progressiva (ricorda la tiratura delle tecniche di stampa) e il sigillo a ceralacca per un richiamo agli antichi manufatti medievali.

Il cantore napoletano, sapiente tecnico e di rara sensibilità, svela la realtà oltre il visibile ed applica la sua inedita vocazione informale per rivendicare all'arte le più sottili e profonde emozioni umane.

Il pensiero creatore riacquista qui i suoi diritti e scaturisce in pura poesia, corpo estremo che ha come mèta la ridefinizione del concetto di identità dell'opera.

Il concetto di “ossidazione” proposto dall'artista ci riguarda tutti, concretamente, sia a livello cosmico che planetario.

Anche l'invecchiamento umano è dovuto al processo chimico dell'ossidazione, si nasce e muore all'interno di grandi rapporti cosmici e strette relazioni.

Opere liriche che racchiudono un'immagine, uno stato d'animo, una emotività che si trasmette all'osservatore attento.

Kuturi, assoluto maestro del colore e dal linguaggio raffinato, si esprime con una brillante percezione della vita e intensa spiritualità, rendendo ogni sfumatura o elemento sovrapposto una sensazione unica e irripetibile.

La sua arte è da considerare sacra nel senso pieno del termine.

Qui non si concentra la storia su una figura o composizione riconoscibile, ma si va all'essenza delle cose attraverso piccoli indizi che arrivano direttamente all'animo umano.

L'opera nella sua incomparabile liricità è “in divenire” come è in divenire il pittore stesso: é dissodare la figura dell'uomo, scorticarla, modellarla, cristallizzarla.

Il virtuoso autore, nel suo approccio segreto e di ricerca incessante, muta la natura dei materiali sublimandoli in  “frammenti” che lasciano infinite strade da percorrere e individuare.

Straordinarie testimonianze dell'ingegno creativo tra “lux in tenebris” e il “Magnificat”, sintesi perfetta di una fede laica e libera che invoca caduta o redenzione.

Pagine da sfogliare dove si percepisce una durata limitata nel tempo, destinata a mutare, morire e rinascere in una chiara metafora di quello che è il destino dell'uomo.

La semantica “oltre il visivo” e la metamorfosi del Kairos mi riconducono a due eminenti esempi dell'arte contemporanea che hanno saputo attraversare l'esperienza tangibile verso la genesi della bellezza universale : Alberto Burri con la deperibilità e metafisica dei materiali e Mimmo Paladino con il recupero e le coinvolgenti sperimentazioni.

L'esecuzione pittorica di Kuturi “si fa pelle” e il tempo diventa ”liquido acido” che corrode ogni cosa, ma la memoria rimane nella mente di chi osserva e percepisce l'oggetto-soggetto nel suo divenire.

Mi piace accostare queste “istantanee della mente” dell'artista partenopeo ad una breve frase di straordinaria bellezza del poeta argentino Roberto Juarroz che dice : “La lezione maggiore dell'infinito è /smettere d'essere, a volte, infinito”.

Ora non ci resta che chiudere i nostri occhi per aprire quelli dell'anima, così da respirare “l'incanto dell'istante” raccontato in questi capolavori.

Prof. Danilo Giusino (Esperto e critico d'arte)


 

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