PIER TOFFOLETTI

PIER TOFFOLETTI

dal 11 settembre 2012 al 30 settembre 2012

Libreria Bocca - Galleria Vittorio Emanuele II 12, 20121 Milano

preferisco dipingere gli occhi degli uomini piuttosto che le cattedrali,

perché negli occhi degli uomini c’è qualcosa che non c’è nelle cattedrali

Vincent Van Gogh


Ammirando un’autentica opera d’arte non dovrebbe essere determinante conoscere la biografia dell’artista. Il gallo morente, i bronzi di Riace, la Venere di Milo sono opere di ignoti e poco o nulla aggiungerebbe alla loro eccellenza estetica la conoscenza di particolari della vita dei loro autori.

Nel caso di Pier Toffoletti invece l’intreccio tra le sue esperienze di esploratore con i suoi viaggi al centro e agli estremi della terra e nel suo intimo, la sua volontà di penetrazione degli enigmi che ci circondano e le sue poliedriche esperienze creative – dalla comunicazione pubblicitaria alla regia, dalla scultura alla pittura, dallo yoga alla speleologia, dalle emittenti radio alle perlustrazioni di lande desolate – è strettamente avvinto alle forme espressive e alle fasi evolutive della sua arte che da tempo si è fervidamente concentrata sulla pittura.
Pur avendo appreso la disperata inanità della ricerca ultima dell’uomo - inconsapevole creatura, effimero contenitore di energia - Pier Toffoletti è un instancabile quanto temerario indagatore che si appaga di rischiose immersioni nelle viscere della terra e della capacità della sua anima di staccarsi da essa, sapendo trasmettere ai granulosi impasti di marmoree polveri e di sabbie delle sue tavole un’aura di trascendenza con l’ariosa avvenenza delle sue figure dipinte. Stendendo sulle scabrose superfici delle sue tavole inizialmente immagini di vivide resipiscenze classicheggianti, dalle rugginose cromie con predilezione per gli ossidi, l’ocra, la seppia, la sinopia, volgendosi in seguito verso una infinita elegante estensione di grigi e di chiare tonalità, in seguito sopraffatti da verdi smeraldo e verdi-azzurri, poi aggrediti da allusive incursioni di blu cobalto e di rossi carminio per ottenebrarsi, nei più recenti lavori, in tetri fondali bituminosi così simili a paurosi anfratti di grotte millenarie in cui si fronteggiano crudamente il bianco e il nero, la luce e il buio, umane sembianze e silenzio di tenebra.
La precocità della pittura in Pier Toffoletti – non ancora tredicenne si cimentava con copie di lavori di Michelangelo e di altri capolavori del Rinascimento – e la sua bramosia di conoscenza per chi siamo, cosa ci sia davvero intorno e dentro di noi, cosa occultino gli abissi marini, cosa celi la minaccia buia di un antro, vincendo la selvaggia ostilità che ne promana, hanno determinato un crescendo di sedimentazioni interiori, di cognizioni, di stratificazioni emotive che si sono andate via via fissando nella sua copiosa e colta produzione pittorica avvicendatasi nel tempo e presto inghiottita da un mercato di qualità tuttora vitale che spazia dall’Europa all’America fino a raggiungere il raffinato, pretenzioso Giappone.
Un nomadismo istintivo, fisiologico e intimista (“sento che il corpo è un vestito e che in noi c’è qualcosa di più grande che non può morire”), una tensione costante di conoscenza, un amore dichiarato per la bellezza e una innata perizia sono le qualità di Pier Toffoletti per solennizzare l’ambigua gaiezza del vivere, regalandoci inusitati sprazzi di consolazione.
Cui si aggiunge curioso e ammirato stupore per gli esiti così efficaci e ben determinati della sua figurazione, del tutto attuale pur nella sobria classicità di impostazione – e qui sta il prodigio di un’inequivocabile “contemporaneità” espressa con l’eleganza descrittiva di un linguaggio universale ed eterno, con buona pace degli interessati detrattori – mentre, avvicinandosi alle tavole ricoperte da una sorta di intonaco scabro e abraso, cosparso di geroglifici prima impercettibili, si scorgono pochi tocchi di fluide, larghe pennellate, a volte addirittura tracciate con la pennellessa, e indistinti addensamenti cromatici che l’inganno della retina, solo riprendendo distanza, ricompone in perfetti contorni di volti, morbidezza di carni, setosità di capigliature, mai disgiunti da un sottofondo velato di malinconia, di dissimulato, pudico struggimento. A rappresentare forse, pur senza ossessione, la fugacità di un istante che ci vide felici, perduto come una canzone portata dal vento.

Giovanni Serafini

 

 

Pier Toffoletti nasce nel 1957 in provincia di Udine.
La sua passione per la pittura è molto precoce. Nel 1976 consegue il diploma di “maestro in arte applicata nel ramo di grafica pubblicitaria e fotografia” presso il Liceo artistico di Udine. Nel 1979 apre uno studio pubblicitario operando come creativo in campagne pubblicitarie e come regista di spots televisivi e video clip. Collabora con emittenti televisive nazionali e locali realizzando diversi cortometraggi in cartoni animati e video clip. Fino al 1995 Toffoletti dipinge nei ritagli di tempo, alternando questa sua passione a quella della speleologia. Tra il ’92 ed il ’95, una serie di viaggi nel centro e sud America, segnano l’inizio di un importante cambiamento che lo porta ad impegnarsi a tempo pieno nella pittura. Ha partecipato al oltre duecento mostre fra personali e collettive. Nel 2011 una personale presso il Palazzo Molino Stucky a Venezia, nel 2009 alla Villa Farsetti di Santa Maria di Sala (VE). Nel 2008 mostra personale presso il Museo Correr di Venezia, sempre nel 2008 ha partecipato ad OPEN XI al Lido di Venezia e alla personale presso Palazzo Senato di Milano. Nel 2007 ha partecipato ad una collettiva di dieci artisti di fama, dal titolo “EPIFANIA DI UN ALBERO” presso il Palazzo Pretorio di Cittadella (Padova); ancora nel 2007 a Verona al Palazzo della Gran Guardia è stato invitato ad esporre, in rappresentanza italiana, ad una collettiva di artisti giapponesi. Nel 2004 ha esposto ad ART MIAMI e a diverse edizioni di ART EXPO New York. Nel 2005 altra personale presso la Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea di Arezzo presentata dal Capo Dipartimento del Ministero Beni e Attività Culturali’, nello stesso anno è invitato ad esporre, come rappresentante dell’arte italiana, dall’Asahi Art Communication di Tokyo al Palazzo Scuola Grande San Giovanni Evangelista a Venezia. Nel 2004 espone presso il Consolato Generale d’Italia a Coral Gables (Florida) e nel 2002 è invitato, in rappresentanza italiana, a partecipare alla mostra di artisti giapponesi “La meraviglia dell’arte” presso il Palazzo Zenobio a Venezia. Nel 1999 espone presso l’Istituto Italiano di Cultura a Tokyo. Numerose le sue partecipazioni a mostre e fiere internazionali in Austria, Francia, Svizzera, Slovenia, Las Vegas, Miami, New York, Madrid, Belgio, Ucraina, Rep. Ceca, ecc.


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