SATURNO BUTTO'
dal 07 maggio 2008 al 01 giugno 2008
Libreria Bocca - Galleria Vittorio Emanuele II 12, 20121 Milano
Nato vicino a Venezia nel 1957, Buttò inizia la sua carriera espositiva nel 1993, anno in cui viene pubblicata anche la sua prima monografia, dal titolo “Ritratti da Saturno: 1989-1992″. Da allora seguono numerose esposizioni personali in Italia, Europa e negli Stati Uniti (a New York, Los Angeles, San Francisco). Oltre ad altri due volumi monografici “Opere 1993-1999″ e “Martyrologium” (2007), la galleria Mondo Bizzarro di Roma in occasione della recente mostra ha pubblicato l’ultimo catalogo in ordine di tempo: “Blood is my favourite color” (2012).
L’opera di Saturno Buttò è caratterizzata da una personalissima interpretazione formale dell’arte sacra europea e da una perizia tecnica impeccabile, che ricorda quella dei grandi maestri della nostra tradizione pittorica. Rituali figurati, tableaux vivants, neogotiche pale d’altare sono le magistrali creazioni con cui l’artista indaga da sempre gli affascinanti misteri di una “oscura religione”: quella della innata sensualità del corpo e della sua profonda spiritualità. In continuo conflitto tra erotismo e dolore, trasgressione ed estasi, i pregiati dipinti su legno di Buttò sviscerano la visione intransigente e contraddittoria dell’iconografia religiosa occidentale nei confronti del corpo, da un lato esibito come oggetto di culto, dall’altro negato nella sua valenza di purissima bellezza erotica. Ne scaturisce un’affascinante tensione che esalta innanzitutto la figura umana, che nella sua opera è da sempre al centro della scena.
La figura umana, che nella poetica di Buttò è costantemente rappresentata come sacra, viene indagata nei suoi aspetti di decadenza fisica e psicologica, talora attraverso la presenza di strumenti e apparati medici, che da un lato comunicano il senso del dolore umano e delle afflizioni del corpo, dall’altro tradiscono l’utopistica, più che mai attuale, volontà di sconfiggere la morte e l’ineluttabile condizione di caducità fisica. Così una parata di splendide fanciulle consacrate da un’aura dorata, la stessa delle icone bizantine, brillano di una fisicità pienamente terrena e sensuale, ma sono avvolte da un misterioso fascino demoniaco, come votate in purezza alla distruzione e al disfacimento.