BUGA - GABRIELE BURATTI

BUGA - GABRIELE BURATTI

dal 25 ottobre 2012 al 18 novembre 2012

Libreria Bocca - Galleria Vittorio Emanuele II 12, 20121 Milano

 

Quanti sono gli artisti che hanno frequentato la libreria nel corso degli oltre tre decenni della gestione Lodetti? Non lo so di preciso, certamente migliaia. Il mio occhio in questi anni ha avuto modo di affinarsi, ma a chi non lo conosce, un artista si presenta con la propria opera che può piacere o lasciare indifferenti, provocare fastidio o suscitare perplessità, quindi, se la si vuole apprezzare e non giudicarla all’apparenza,serve riconoscere non solo quello che si vede, ma soprattutto quello che sta dentro a ciò che si vede La contemporaneità ricerca il nuovo, criticando a torto ogni forma espressiva che ricordi il già visto, senza capire che il nuovo altro non è che una forma diversa del vecchio. Sarebbe meglio imparare a conoscere prima che gli altri capiscano. Di Gabriele Buratti ricordo molto bene il primo quadro che ho visto nel 2004, quando era uno dei partecipanti selezionati al premio organizzato da Giorgio, Movimento nelle Segrete di Bocca. Una tecnica mista su tavola quadrata, di cm 90 intitolata Roccia n. 9. La compresenza nel dipinto di codici a barre e graffiti di un popolo simbolo della nostra terra lombarda, eliminato dai romani, i Camuni, antichissimi abitanti di quelle terre che persero identità, ma non il passato di migliaia di anni, tramandato da disegni incisi sulla roccia, fatti di simboli, di animali e umani in scene di vita, mi fecero intuire in Buratti una mente geniale. Non ancora famoso, con quotazioni vantaggiosissime, l’ho intervistato il 20 novembre 2010.

Era in compagnia della dolce Sarah, la sua compagna. «Quando dipingo creo come Dio» sbotta subito chiarendo come la pensa, concetto di divinità che risiede nella capacità di creare qualcosa che prima non esisteva,come un pensiero che si fa materia, una parola che cambia la realtà, un’idea che accende una luce, un vuoto che diviene pieno. Buratti afferma che abbiamo perso l’amore per la misura che la Natura ci dà e non potremo sopravvivere senza riguadagnare
il necessario stato di vita in simbiosi con essa. Gli animali ritornano frequentemente nei suoi quadri perché in loro percepisce la primitività degli albori della vita, ai quali è necessario tornare per ricostruire i nostri comportamenti, divenuti nel tempo disumani. 

Il suo percorso formativo lo vede laureato in architettura, dopo aver frequentato il liceo artistico, esercitando per un paio di anni il mestiere dell’architetto e designer, esperienza che caratterizza la rigorosa struttura dei quadri, dove la prospettiva assume un valore temporale oltre che spaziale. I fondi assumono un significato di anti immagine, antimateria conferendo al dipinto una certa consistenza materica. Buga ama disegnare, cosa che gli riesce bene da sempre e questa passione lo conduce, per un breve periodo, a collaborare con Piero Fornasetti. A 30 anni conosce Remo Brindisi che gli suggerisce di dipingere «come tu vedi», non quello che vedi e di questo insegnamento Buratti ha fatto tesoro. La sua tecnica è tanto semplice quanto efficace, dipinge a olio su tavola o tela e successivamente gratta la superficie con spatola e carta vetrata. L’uso del colore risente dell’influenza del pittore di Boccavizza, il goriziano Anton Zoran Music che resta una delle sue maggiori referenze artistiche.

Nei suoi primi lavori, paesaggi urbani di tipo impressionista, è forte l’influenza di Sironi e di Carrà, solo da meno di una decina di anni compare il codice a barre che finisce col diventare un simbolo del suo linguaggio espressivo, maturo e originale. Il segnale di una contrarietà ad una società che mercifica tutto, dai prodotti
offerti allo scopo subdolo di allietarci l’esistenza, ai valori umani, avvelenando il nostro vivere, trasformandoci in zombi, animali da batteria, utili solo a consumare, senza scegliere, per poi essere abbandonati al degrado, quando non contribuiamo più a crescere il profitto. È possibile quindi, attraverso l’arte, educare al gusto e riscattare l’individuo dallo sfruttamento? Insegnare a vedere un quadro, a capire l’immagine? Sì, sono di questo avviso e in proposito consiglio la lettura di un classico, Saper vedere di Matteo Ma - rangoni. Meno teoria, più pragmatismo è il suo insegnamento che ha caratterizzato anche la mia esperienza alla guida della storica libreria. Dalla filosofia greca, che ha tentato di interpretare la realtà, a Galileo, che ha fatto perdere alla Terra la sua centralità, la scienza ragiona oggi in termini di materia e antimateria mentre l’interscambio di Scienza, Letteratura e Critica interpreta il comportamento dell’uomo rispetto all’evolversi dell’arte. De Goncourt sosteneva che «Imparare a vedere è il più lungo apprendistato di tutte le arti», mentre prima di lui Platone sosteneva che «Il bello è difficile».

Resta il problema di come la conoscenza del linguaggio aiuti a capire, oltre ai limiti temporali o territoriali, perché capire è apprezzare. Saper vedere è l’unico modo di possedere e valutare pienamente un’opera d’arte. Buratti nei suoi quadri esprime un sentimento socialmente impegnato, lancia messaggi che vogliono colpire e svegliare dal torpore chi resta sensibile solo al valore del denaro. La sua naturale, acuta intelligenza si trova a proprio agio nell’attraversare i campi culturali della contemporaneità, impegnandosi a tradurre in immagini, messaggi che denunciano l’urgenza di un cambiamento. Il suo metodo di indagine parte dall’azzeramento dell’immagine, per tornare alle origini della comunicazione, dall’arte rupestre, per arrivare al codice a barre. Esso simboleggia, nella nostra era, il potere economico, fondato sulla mercificazione globale, non solamente di cose, bensì, vergognosamente, di valori etici, ed estetici e di esseri umani.L’indagine sulla sintesi formale dell’opera d’arte si connette tuttavia più che alla letteratura, alla storia del cinema e della Tv. Lo stesso Kandinskij che insisteva nel separare l’astratto dal decorativo, accusando quest’ultimo di formalismo rispetto all’astrazione spirituale nell’arte, viene superato dall’artista contemporaneo che tende ad azzerare tutto il contesto del fare arte, operando in un creativo e liberatorio caos. Il soggetto del divenire non è più la natura, bensì la massa: quella degli spettatori di cinema, di teatro, di eventi sportivi, di Tv, di appassionati di musica, di lettori e tutte insieme formano la schiera dei consumatori.

Sui contenuti e sulla forma di Gabriele Buratti Buga vale la lettura del buon libro di David Katz La psicologia della forma, che ci aiuta a comprendere meglio i paesaggi urbani, i codici a barre, gli animali, gli elementi atmosferici, le Statue della Libertà che altro non sarebbero se non icone della contemporaneità, simboli evolutisi di Gaia, l’antica madre. Se per figurativo moderno si intende lo stile pittorico che, dal secondo dopoguerra in poi, ha scelto di mantenere la rappresentazione artistica volta al reale, Buratti non è artista figurativo. Se, al contrario, il figurativo moderno è quello che si oppone alla scelta di abbandonare completamente pittura e scultura come forme d'arte, preferendo a queste l’arte concettuale o l’informale, allora Buratti è un artista figurativo.
L’arte contemporanea ha sviluppato tuttavia una tensione ambigua, come sostiene Achille Bonito Oliva, in cui manualità e fatto mentale coincidono e sviluppano una posizione che vede teoria e pratica, progetto ed esecuzione, integrate nell’evento del fare artistico. Gabriele Buratti è un alfiere di questa ambiguità ed è ad un tempo artista pop, concettuale, minimalista, simbolista e surrealista.

Giacomo Lodetti


Buga - nasce a Milano nel 1964, laureato al Politecnico in Architettura del Paesaggio, sviluppa negli anni interesse per i carattere fisici, antropici, storici e strutturali del territorio che influenzerà profondamente la sua opera di pittura, scultura e fotografia. I suoi dipinti contengono anche un marchio, che marchio non e', perche' e' un vero e proprio codice a barre, lo stesso che troviamo sui prodotti, e che segnano la produzione del nostro tempo, caratterizzata da un forte consumismo. Ebbene, proprio questo marchio e' diventato un'icona, un segno, un'immagine forte che ruota quasi sempre nei dipinti del nostro artista, dando di lui un'idea forte della sua arte che non e' avulsa dalla storia degli ultimi anni, di quella storia economico-sociale che ha dato ai paesi occidentali e capitalismi processi accelerati. Mostre alla Libreria Bocca: maggio 2011, aprile 2006.



Catalogo Mostra di Roma a cura di Giacomo Lodetti presso la Libreria Tombolini

 BUGA Gabriele Buratti by Libreria Bocca Giorgio Lodetti

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