Opera-azione Colorado

Opera-azione Colorado

dal 11 aprile 2017 al 30 aprile 2017

Libreria Bocca - Galleria Vittorio Emanuele II 12, 20121 Milano

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Daniele Cima
Opera-azione Colorado

a cura di Cristina Muccioli


Ci si aspetta un’opera e ci trova davanti a un’operazione. Sono i momenti migliori. L’opera-azione di Daniele Cima, eccola qui. Cornici che fanno il quadro, proprio così, della situazione concettuale. Sono vuote, autonome, forma pura alleggerita dalla funzione, e accese dalla palette di colori (Cima li aggiunge alla mossa di Giulio Paolini, e ci vuole il suo coraggio) vitali, vigorosi e decisi, oppure delicati e soffusi, ma sempre saturi. Funambolia cromatica e gesto sapientemente eversivo quello dell’autore, nel dipingere un elemento accessorio del quadro - la cornice - come fosse la tela, cioè quanto gli è primario e sostanziale. Coupe de thèâtre, transustanziazione degli ingredienti della pittura, scippo della scena, ribaltamento dei piani: il contenitore si fa contenuto, e contiene se stesso. Sabotatore garbato della grammatica compositiva dell’immagine e del suo involucro, Cima coglie della cornice tutto il suo potere di cautelarci rispetto all’illusione, all’inganno mimetico di ogni rappresentazione che voglia spacciarsi per realtà. Isola le immagini, le separa dal mondo e ci assicura distanza emotiva, percettiva: design della franchezza, forma e colore dell’onestà comunicativa. Tutto ciò che il quadro, o la fotografia, ci offrono, è preventivamente assegnato - dalla cornice - a narrazione, a gioco, a racconto per figure. Storica regola aurea della cornice è che agisca con discrezione, che lambisca i contorni del quadro senza vocazione alcuna a gareggiare in impatto con l’immagine che custodisce, di cui si fa confine. Così, mentre usufruiamo della sua benevola premura, finiamo – e basta un’occhiata – per non accorgercene, per non vederla più, nemmeno se è preziosa, o antica. Di fronte a quelle di Cima, in marcia parietale per il riconoscimento dei propri diritti identitari, occorre cambiare abitudine di sguardo. Lasciate ogni inerzia, o voi che entrate. Solo allora ci si avrà sentore, per effetto ricorsivo, dell’effettiva esistenza, colore, grana, porosità, sfumatura, levigatezza o ruvidità, della parete. Il più invisibile dei supporti, che pure abbiamo tutti sotto gli occhi. Dai tempi di Chauvet, Lascaux e Altamira, passando per quelli di Michelangelo alla Sappella Sistina, sino ai murales della Street Art, l’affresco e lo spray mettono l’immagine al muro, la condannano all’immobilità. La cornice la libera, la smarca dall’affissione permanente, e (se vuota) incorona qualsiasi scampolo di materia che si popolerà della nostra immaginazione, correa felice dell’opera all’opera. Il muro diventa il vuoto di ogni possibile pieno, lo sgombero di ogni già dato, l’invito aperto a ogni coronamento inedito di un oggetto. Se di pensiero, immateriale. È una nuova finestra con vista, con messa a fuoco, con intersezione ortogonale colorata dell’aria, dello spazio: il nostro. Finestra nasce da finis extra, chiede al mondo esterno alla casa di fermarsi, gentilmente fuori, extra. La cornice di Cima fa degli interni uno scampolo di panorama, una veduta che presuppone una visione, un’idea pronta a declinarsi con quelle del collezionista che accoglie e riscopre il più esiliato e assente degli inquilini, il genius loci.
Art director di lungo e preclaro corso, nonché visual artist e graphic designer, Cima potrebbe riposarsi su strameritati allori. Invece no. Prende la tetraggine per il bavero, dà battaglia all’insostenibile pesantezza dell’essere, del mesto format del total black che uniforma vestiari maschili e femminili, stagioni e latitudini, con un antidoto potentissimo: Colorado.


Dall’11 aprile 2017, sulla vetrina verticale della storica Libreria Bocca, in Galleria Vittorio Emanuele a Milano.

Cristina Muccioli

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